L'Insieme Famiglia onlus

Emi e noi

Una storia, un racconto, un'emozione

Tutto è cominciato alla giornata per l’affido del 2006 quando un operatore sociale ci propose di avviare l’affidamento di un minore.

Io ero spaventatissimo ma fiducioso perché Nella, mia moglie, era molto più tranquilla. Mi lasciai andare, e accettammo la proposta con l’avallo anche di Giuseppina, nostra figlia.

E’ iniziato così un primo “duro” periodo, quello dell’avvicinamento a Emilia in casa famiglia. Già la conoscevamo e sapevamo del suo carattere riottoso e ribelle. Era una bimba arrabbiata, per nulla cordiale, capricciosa, diffidente. Tutti questi aspetti erano per me poco facili da affrontare, o almeno così pensavo.

L’otto dicembre è iniziato l’affidamento vero e proprio. E’ rimasta da quel giorno a dormire a casa nostra ed è cominciato il nostro calvario, mio e di Emi. Ho cominciato a chiamarla così in modo più spontaneo e coinvolgente per me. Probabilmente volevo sentirla un po’ mia dandole un altro “vestito”.

I primi tre mesi sono stati “infernali”, attaccata morbosamente a mia moglie, mi evitava, non mi riconosceva un ruolo, era una continua lagna piagnucolosa, dispettosa, capricciosa. Mi sono dato varie spiegazioni: sono io che non vado bene per la bimba; lei ha difficoltà a fidarsi dei maschi; siamo due caratteri incompatibili. Deluso, impaurito, chiedevo aiuto dovunque e a chiunque, e tutti mi dicevano non ti preoccupare, va bene così, stai lavorando alla grande.

Alla grande???????? Ma che dite ????? Mi sentivo un fallimento di uomo, altro che alla grande!!!!!!!!!!!

Tutti i lati peggiori del mio carattere uscivano fuori come lava impetuosa: l’arrabbiatura, il pessimismo, l’intolleranza, la paura di svegliarmi ogni mattina con l’angoscia di un’altra giornata di nevrosi, di senso del fallimento, di incapacità di saper portare avanti la situazione. Mi sentivo un altro uomo, ma fatto solo di cose negative.

Nella mi tollerava poco, Giusy mi sopportava, Emi mi subiva!

E io mi vedevo, attraverso i loro occhi: per mia moglie il prototipo di uomo che non ha mai tollerato, per Giusy un fallimento di padre, e per Emi un orco da cui guardarsi bene le spalle.

Non avevo capito nulla!!!!!!!! Stavo facendo un errore enorme!!!!!!!!!!!!!!!!

Ero concentrato tutto su me stesso. Fino a quando un giorno Emi è venuta verso di me piagniucolando con le braccia aperte chiedendomi di prenderla in braccio. Non è stato questo che mi ha liberato dalle catene del mio egocentrismo, ma il fatto che mi abbia chiamato “Memma”!!!

Non papà, che forse è una parola di cui non conosceva bene il senso, ma proprio “Memma” con la e!!!

L’ho presa in braccio, l’ho abbracciata, l’ho consolata con una dolcezza ed una tenerezza che fino a quel momento avevo tenuto relegata nel fondo del mio animo, e le ho chiesto con un sorriso “Come hai detto?” e lei di nuovo “Memma”.

In quel momento ho capito che infame ero stato fino a quel momento. Avevo rivolto lo sguardo solo verso di me, verso la mia famiglia, verso quell’equilibrio che duramente avevamo costruito prima con la scelta del matrimonio, poi con il trasferimento dalla nostra città di origine a Palermo, e infine con l’adozione di Giusy.

Quella piccola “peste” era venuta a destabilizzare una decina di anni di lavoro.Quella ribelle sempre arrabbiata, che non sorrideva mai, era venuta a turbare la tranquilla vita di una felice famiglia borghese.

Non avevo capito un fico secco!!!!!!!! Ma quale tranquilla vita di felice famiglia borghese!!!!!!?????

Qui c’era una bimba di 4 anni che stava soffrendo e che chiedeva aiuto. Era arrabbiata perché voleva anche lei fare una vita felice e tranquilla!!!!! OK!!! Ho capito che quel “memma” era l' S.O.S di una barchetta, nel pieno di una tempesta, ad una nave da crociera al cui parapetto ero affacciato io a guardare.

Istintivamente mi sono gettato in mare. D’intuito ho capito che dovevo mettermi da parte ed entrare in gioco. Sembra una contraddizione ma non lo è! Dovevo mettere da parte il mio egocentrismo e ascoltare Emi! La psicologa che seguiva l’affidamento (che Dio le faccia sempre soffiare il vento alle spalle, e risplendere il sole caldo sul volto, come recita il più famoso dei proverbi augurali irlandesi) mi ha detto che quel “memma” non era il riconoscimento di un ruolo ( sic! È proprio vero che siamo in una società matriarcale) ma un gesto di fiducia!

Emi mi ha cambiato!!! Ha rimesso in gioco tutte le “migliori” qualità che ho potuto ritrovare in me. Fondamentalmente l’ho ascoltata e accolta e lei questo l’ha capito quasi subito perché di li a poco, (un mese circa) ha cominciato ad accennare qualche timido ma spontaneo sorriso.

Che fatica otto mesi per avere qualche sorriso!!!!!!!!!!! Ma è una bella gioia che Emi ci ha regalato!!!!!!!!

Contemporaneamente sono cominciati i problemi con Giusy perché la disponibilità e la devozione che ho rivolto a Emi le ha fatto nascere una gelosia e a volte un senso di isolamento che probabilmente hanno risvegliato i suoi fantasmi abbandonici. E’ stato difficile allora cominciare a conciliare queste due situazioni che avevano in comune la necessità di dare rassicurazione ma in due modi differenti. Una la dovevo rassicurare che con noi avrebbe cominciato ad assaporare un po’ di serenità e di vita normale; l’altra la dovevo rassicureche non la stavo abbandonando. Emi mi aveva trasformato, mi aveva calmato, e con questa calma interiore ho affrontato le giornate, a volte anche di fuoco, nei rapporti tra la piccola e la grande.

Ma fuori il cielo era comunque azzurro. Alcuni giorni mi incupivo nuovamente con un senso di frustrazione e di fallimento. Sentivo che non riuscivo ad armonizzare il rapporto tra Emi e Giusy.

Il pessimismo mi riavvolgeva ma non tuonavo più!!!! Nella mi ha fatto uscire da questo “tunnel”. Un giorno mi ha detto: “il problema non sono le bambine, ma sei tu!!!”.

Volevo afferrare la prima lama e recidermi la carotide!

E poi ha continuato”...nel senso che tu sei figlio unico! Io che ho due sorelle so che la guerra e la pace che fanno le bambine è il normale rapporto tra sorelle. Accettalo come diversa prospettiva delle cose e vedrai che tutto sarà più semplice!!!!!”.

In quel momento ho avuto un’altra prova dell’esistenza di Dio. Dio aveva fatto nascere mia moglie e aveva fatto in modo che le nostre strade si incontrassero. Dio esiste!!!

Con un’altra sterzata di prospettiva, ho affrontato il successivo anno di affidamento con grande serenità. Emi ha migliorato sempre più la sua condizione di serenità interiore, ha preso non più a sorridere ma a ridere di gusto e a divertirsi. Si è concessa di tornare ad essere piccola. Tutte le opportunità di gioco, di svago, di impegno, di conoscenza, di scoperta, le ha assorbite come una spugna. E’ andata all’asilo, ha conosciuto compagnetti e compagnette con cui giocare e sperimentarsi; ha fatto varie esperienze di impegno artistico (saggi e recite) in cui ha dovuto fare i conti con la sua profonda timidezza. Perché Emi è teneramente timida. Ha conosciuto posti e luoghi lontani da Palermo ma altrettanto belli e gratificanti. Ha conosciuto tante persone che l’hanno fatta sentire al centro dell’attenzione in materia di affetti e anche di regali …………perché no!!!!!

Ma quello che non ha mai perso è il legame con sua madre. Un piccolo merito ce lo auto-riconosciamo. Questo legame lo abbiamo sempre favorito e alimentato, a volte forse sbagliando perché abbiamo forzato la mano. Quando non voleva sentire sua madre al telefono, dopo un po’, forse senza troppo rispetto della sua volontà, provavamo varie strategie per convincerla a richiamare e parlare con sua madre, e quasi sempre ci siamo riusciti. Non abbiamo mai fatto saltare un incontro tra lei e sua madre. Le abbiamo, con i racconti o con le spiegazioni, mantenuto viva la figura, il pensiero ed il ricordo di sua madre. E questo non perché rientra nei compiti “istituzionali dell’affido” ma semplicemente perché pensavamo e pensiamo che sia giusto così.

Nessuno ci ha detto quello che si doveva fare, abbiamo sempre semplicemente messo in pratica i principi in cui crediamo. Oggi Emi è tornata con sua madre e sta sperimentando una nuova vita. Possano i loro sorrisi essere ogni giorno specchio l’una per l’altra!!!

Nella, Giusy ed io saremo sempre li al loro fianco.